Una richiesta di concessione demaniale marittima per la realizzazione da parte della società Repower Renewable S.p.a. di un parco eolico off-shore e delle relative opere elettriche di connessione composto da 33 aerogeneratori, è stata depositata presso gli uffici dell’ente comunale di Simeri Crichi in data 27 dicembre 2021 da parte della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Crotone.
Alla richiesta è stata altresì allegata relativa documentazione ed elaborati progettuali, attraverso i quali si certifica come l’impianto avrà una taglia complessiva pari a 495 MW per una superficie totale di 87.485.054 mq. La Capitaneria ha quindi invitato gli organi competenti a presentare eventuali osservazioni circa il progetto in questione.
Nell’interesse della comunità locale, le osservazioni sono state quindi prodotte, con apposta relazione, dalla Commissione straordinaria alla guida dell’ente nonché dall’ufficio tecnico comunale.
La Commissione guidata dal viceprefetto Lombardo e che annovera i funzionari Tedesco e Tripodi, ha voluto ben evidenziare come «l’impianto in questione potrebbe avere incidenza sulle attività ambientali e turistiche del territorio di Simeri Crichi» e come se non bastasse, «la realizzazione dell’opera non avrà alcuna ricaduta di natura occupazionale ed economica nello stesso territorio». Non è pertanto coinvolto nessun interesse da parte del Comune di Simeri Crichi, escluso da qualunque tipo di ristoro per le attività che subiranno gli effetti negativi.
Nella relazione tecnica, il dirigente comunale, ing. Pasquale Barbuto, ha altresì specificato come la progettualità presenti carenze che non consentono una valutazione approfondita degli aspetti riguardanti il territorio comunale, come ad esempio l’assenza di una simulazione visiva degli aerogeneratori dalla costa di Simeri Crichi. «In assenza di tale prospettiva – scrive Barbuto – non si esclude un forte impatto visivo in una costa a forte vocazione turistica».
Il dirigente comunale ha ulteriormente rimarcato, nella relazione, le proprie perplessità circa i cavodotti di collegamento delle pale alle centrali a terra, che attraverseranno in modo trasversale un ampio tratto di mare. «La progettazione non evidenzia se siano adeguatamente ancorati al fondo e se interferiscano con le reti da strascico». Inoltre, dubbi sono stati espressi in merito al distacco delle pale. «Se le fondazioni cedessero le pale andrebbero alla deriva. Quindi – scrive l’ingegnere – avremmo una pala con una fondazione, arrivare sotto costa. Le stesse non sono piantate al fondo ma piantate in delle fondazioni galleggianti. Questo tipo di fondazioni vanno poi ancorate al fondo attraverso dei cavi. Le perplessità sono due, e sono legate alla profondità di posa degli ancoraggi ed all’azione congiunta del vento e del mare agitato».
Barbuto ha quindi rivolto alcune specifiche domande: «Come si pensa di ancorare le fondazioni galleggianti alle profondità delle aree?; Siamo sicuri della stabilità delle fondazioni una volta sollecitate dal mare agitato e dal vento? I tiranti di ancoraggio lunghi resisteranno?», concludendo come «nella progettazione non ci sono calcoli e simulazioni sufficienti a dirimere le osservazioni testè esposte».