Con l’arrivo della primavera il nostro Paese diviene vittima di una costante moria delle api. È quanto si evince dalle pagine del “Quotidiano del Sud” di questa mattina, dove viene analizzato il fenomeno causato dalla presenza di pesticidi, essenziali per tutti quegli agricoltori che mirano alla salvaguardia dei frutti in fase di maturazione nel periodo primaverile, ma allo stesso tempo nocivi per insetti come le api che attingono ai fiori degli alberi per ottenere nutrimento.
Il problema oltre che degli insetti è naturalmente per i tanti apicoltori della zona, come Leonardo dell’azienda agricola “AgriBianco” (Simeri Crichi), che con impegno e volontà lavora duramente fin dal mese di settembre per assicurare alle api cure antiparassitarie e quanto necessario per la loro incolumità. Lo stesso allevatore, sostenuto dalle vicine aziende, come la “Colosimo”, ha fatto presente al giornale calabrese la situazione “incresciosa”, riconducendone le cause alla «elevata presenza di veleni applicata nei pesticidi». Questi ultimi, come spiega l’apicoltore, disorientano ed uccidono le cosiddette “api bottinatrici” nell’intento di ritornare presso le arnie, dopo essersi minuziosamente procurate polline, nettare o acqua. Consequenzialmente, la carenza dell’unica tipologia di api destinate alla raccolta esterna produce negli apicoltori un danno economico non indifferente che, in base a quanto illustra Leonardo, considerando la produzione di miele intorno ai 50 kg per ogni arnia, ammonterebbe circa a 10 mila euro annui. Intanto gli allevatori di zona avrebbero già sporto varie denunce presso l’Asp territoriale, con la richiesta alle autorità competenti di controlli più accurati che portino al rispetto dei parametri legali per l’utilizzo dei pesticidi sulle piante.