“Per essere stata, con la sua Congregazione, un barlume di speranza in una terra martoriata e dilaniata dalla guerra. Per non essersi sottratta ad una chiamata più grande e aver offerto sostegno, speranza, vicinanza e aiuto concreto a quanti, sotto i bombardamenti, hanno visto scomparire le proprie case, i propri cari, la propria vita. Per non essere fuggita dall’Ucraina, mettendo da parte ogni paura e dando spazio alla fede e all’amore verso chi barcollava nel vuoto. Per essersi dimostrata un esempio concreto. Per l’opera che continua a portare avanti”.
La redazione della Gazzetta del Simeri è lieta di conferire il premio “Person of the Year 2022” alla compaesana Suor Francesca, al secolo Rosaria Canino: rifugio sicuro nell’inferno ucraino.
Rosaria, oggi suor Francesca, 43 anni, è una suora della Congregazione della Divina Provvidenza, originaria di Simeri Crichi, paese in cui è cresciuta e si è formata. Qui si è distinta nel tempo per la grande vena artistica tramandata dai genitori e molte sono le sue opere esposte in vari luoghi del territorio.
Nel 2017, Rosaria prende i primi voti in una città dell’Ucraina nordoccidentale, e precisamente nella parrocchia della Natività di Maria, aderendo alla Congregazione delle suore della Divina Provvidenza, realtà appartenente alla Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, radicata nelle tradizioni e nella spiritualità dei Padri della Chiesa Orientale. Il significato del nome di questa congregazione rispecchia il senso e la finalità più profonda della vocazione delle suore: la completa sottomissione di sé alla Divina Provvidenza nella missione e nella vita spirituale. Il 12 febbraio 2021, Rosaria prende i voti perpetui, consacrando la sua vita a Dio per sempre. Cambia il suo nome e diventa così Suor Francesca, una scelta dovuta alla profonda devozione verso Padre Pio, il cui nome di battesimo era proprio Francesco.
Il 24 febbraio 2022 si intensifica il conflitto tra Russia e Ucraina già in corso dal 2014. Le Forze armate della Federazione Russa invadono il territorio ucraino e segnando così una brusca escalation del conflitto. Centinaia di migliaia le morti segnate in questi 309 giorni di guerra, dove a perdere la vita sono stati non solo militari di entrambi gli schieramenti ma anche tanti civili, tante donne, anziani e soprattutto bambini. In tanti sono fuggiti cercando rifugio in Europa. Altri sono rimasti per combattere ma non solo. C’è anche chi è rimasto per fornire aiuto e sostegno a chi non è riuscito a fuggire, a chi non ha voluto lasciare il proprio Paese, la propria vita, i propri averi.
Tra queste persone che, da oltre 300 giorni, si stanno prodigando di aiutare e confortare il popolo ucraino, c’è anche la nostra compaesana Suor Francesca a cui abbiamo voluto quest’anno attribuire un riconoscimento, che abbaiamo ritenuto doveroso, per l’impegno e la grande forza di volontà legate indissolubilmente dalla sua ardente e salda fede.
Nel comunicarle la decisione della nostra redazione, Suor Francesca non ha nascosto la sua gratitudine, rinnovando sentimenti di stima e bene verso la nostra comunità. Suor Francesca ha ricordato quei primi momenti, le paure e le incertezze dei primi giorni, gli aiuti elargiti in questo periodo, la profonda crisi che il paese sta vivendo e la speranza che un giorno tutto possa essere risanato.
“Sono già trascorsi 305 giorni da quel fatidico dì in cui per la prima volta abbiamo sentito, in prima mattina, il rumore delle prime bombe cadere sulla nostra città” ci scriveva Suor Francesca pochi giorni fa. “Siamo rimaste tutte attonite – aggiunge – Il primo periodo, quando ancora non era per niente chiaro come la guerra si sarebbe evoluta, è stato più duro. Ci alzavamo senza sapere se saremmo sopravvissute fino alla fine della giornata, andavamo a letto salutandoci coscienti che quello poteva essere il nostro ultimo saluto. Grazie al fatto però che tante persone, tante mamme con bambini piccoli si sono rivolte a noi nel cercare un rifugio, ci ha dato la forza e la determinazione per andare avanti”.
“Noi non abbiamo un seminterrato o un bunker dove ci si possa riparare ma abbiamo offerto loro quello che potevamo – ci spiega suor Francesca – un posto dove dormire, dove rifocillarsi ma quello che è valso di più, a mio avviso, è stata la nostra presenza: un sorriso, un abbraccio, l’essere state al loro fianco perché non si sentissero sole. Di riflesso, questo è stato di grande aiuto anche per noi perché abbiamo sperimentato sul campo come sia nel “donare” la vera gioia, ed è nel “donare che si riceve”. Uscendo così fuori da se stessi preoccupandosi dell’altro, non si ha il tempo da dedicare alle proprie paure, al proprio egoismo: è spalancando la porta al bisognoso che si spalanca la porta a Gesù che è dentro di lui”.
“Perciò abbiamo cercato di fare tutto quello che era in nostro potere – racconta la nostra compaesana in Ucraina – Nei primi mesi abbiamo preparato ogni giorno anche il pranzo d’asporto per circa 120 persone. I momenti di preghiera in solitudine davanti al Santissimo così come anche la preghiera comunitaria, sono stati e sono i nostri pilastri che ci consentono di avere la forza necessaria ad essere un supporto concreto per gli abitanti di questa città”.
“Perciò – ci dice – se c’è un riconoscimento da assegnare come personaggio dell’anno, quello lo merita “Nostro Signore” per le meraviglie che compie ogni giorno in noi e attraverso di noi e io, sono lieta di riceverlo per donarlo a Lui”.
“Attualmente tutte le famiglie passate da noi nel primo periodo di guerra hanno trovato una sistemazione consona alle loro necessità – racconta ancora Suor Francesca – Qualcuna si è rifugiata all’estero altre hanno deciso, con coraggio, di ritornare nelle loro abitazioni e alla loro “routine”. Quando sono iniziati i bombardamenti alle centrali elettriche, qualcuno è rimasto senza corrente per qualche giorno e così sono stati ospitati temporaneamente nel nostro convento. Attualmente non ospitiamo rifugiati ma tutti sanno che le nostre porte sono sempre aperte e noi sempre pronte, per quanto possibile, a dare una mano a chiunque ne abbia bisogno”.
“La situazione attuale nella nostra città è quella che di tanto in tanto, nell’arco della giornata, suona il coprifuoco a causa di qualche “oggetto” che sorvola il nostro cielo e questo stato di allarme perdura fino a quando l’oggetto o gli oggetti in questione non vengono abbattuti. La fornitura di energia elettrica viene interrotta ciclicamente e in maniera programmata durante l’arco della giornata poiché le centrali che sono rimaste in funzione non riescono a coprire tutto il fabbisogno della popolazione, in particolare modo in questo periodo, poiché durante l’inverno si raggiungono anche i -30°.
La nostra grande speranza è che questa guerra crudele finisca al più presto – ci confida la religiosa – Ogni giorno vediamo gente a noi cara indossare una divisa militare, salutare figli, mogli, mariti, genitori e partire per un viaggio che potrebbe non avere ritorno. Qualcuno ci chiama prima di partire per raccomandarsi alle nostre preghiere, la nostra voce si spezza ad ogni chiamata. A questo non ci si abitua mai. Spesso tanti giovani ritornano a casa da eroi morti sul campo”.
Questo periodo natalizio, Suor Francesca ci dice di viverlo “pensando a Maria, la mamma di Gesù e a quel suo dolore silenzioso nel vedere il Suo Unico Figlio martoriato dai suoi aguzzini non potendo fare altro che alzare gli occhi al Cielo per implorare “pietà e misericordia”.
Il mio invito – conclude – è una richiesta che oggi rivolgo a ciascun lettore a non smettere di pregare perché questa guerra e tutte le guerre in atto in questo momento nel mondo possano finire al più presto”.
Il ringraziamento di Suor Francesca è anche a nome di tutta la comunità delle Suore della Divina Provvidenza. “Grazie a tutti coloro che ci sostengono materialmente e a quelli che ogni giorno dal profondo del loro cuore innalzano una preghiera a sostegno di noi suore, del nostro operato e per la pace in questa terra “martoriata”.
“Un augurio di pace e serenità a tutti voi e che, in questo nuovo anno che sta per iniziare, il Signore doni nuova speranza e un cuore rinnovato in ciascuno di noi. Non arrendiamoci, la Pace è possibile! Un caloroso abbraccio a tutti i miei compaesani”.