Covid, Guarito dopo 37 giorni di quarantena. Antonio ci racconta il suo Natale “positivo”

Antonio in una foto dall’esterno nel periodo di quarantena

Era la tranquilla mattina del 7 dicembre 2020 quando Antonio Catizone (25 anni), nostro giovane compaesano, apprezzato e stimato per le innumerevoli qualità che lo contraddistinguono e conosciuto ai più per essere l’acclamato capitano biancoverde, riceveva, per via telefonica, una notizia che gli avrebbe, di lì a poco, stravolto gli ultimi giorni di un anno, già di per se, abbondantemente complesso e difficile.

Dall’altra parte del telefono c’era un collega di lavoro che, visti gli stretti contatti intrattenuti quotidianamente con Antonio, avvertiva lo stesso, con sommo dispiacere, di esser risultato positivo al famigerato virus. La preoccupazione pervade il nostro compaesano per via di quegli strani sintomi influenzali che da poco erano comparsi: febbre, mal di testa, dolori alla schiena. “Una banale influenza stagionale, perché Covid?” avrà pensato Antonio prima di quella telefonata.

Il primo tampone è quello effettuato presso un laboratorio privato di zona: l’esito è positivo. Ne seguirà un successivo, quello ufficiale sottoposto dai sanitari dell’Asp che conferma il primo. Inizia per Antonio un periodo natalizio inimmaginabile. Una quarantena lunga 37 giorni, terminata finalmente ieri. Ecco il suo racconto.

«Ho immediatamente pensato alla mia famiglia e alle persone a me care. Ero molto preoccupato perché temevo di averli contagiati e quindi d’aver messo a rischio la loro vita. Ho cercato di ricostruire i contatti avuti nei giorni precedenti avvisando tempestivamente chiunque mi avesse incontrato».

«Il giorno dopo la mia famiglia si è trasferita a Simeri Mare poiché il loro tampone era risultato negativo. Inizialmente non volevano lasciarmi da solo, erano molto preoccupati per come si sarebbe potuta evolvere la situazione, ma dietro mia insistenza hanno poi deciso di trasferirsi». 

«Durante i primi 4-5 giorni ho avuto dei forti dolori alla testa e alla schiena, febbre e successivamente perdita del gusto». 

«Durante questo periodo di isolamento, durato 37 giorni, ho effettuato 4 tamponi (il primo privatamente e i successivi tre dall’Asp) mediamente ogni dieci giorni». 

«Durante questo lungo periodo di quarantena ho sicuramente imparato ad utilizzare lavatrice ed asciugatrice. Ho cucinato pochissime volte in quanto, non solo la mia famiglia, ma anche tantissime altre persone hanno fatto a gara per prepararmi il pranzo o la cena. Le mie giornate erano scandite dagli innumerevoli messaggi e telefonate che ricevevo, ho letto qualche libro e credo proprio d’aver visto ogni serie tv presente su Netflix».

«Immaginavo già che avrei trascorso le feste da solo ed anche se questo mi creava dispiacere pensavo a chi stava peggio di me, a chi si trovava in ospedale o addirittura a chi ci aveva lasciati. Questo pensiero mi ha dato forza e mi ha fatto sentire fortunato. Nonostante l’isolamento non mi sono mai, nemmeno per un giorno, sentito solo, non mi sono mai mancati l’amore e l’affetto delle persone care: ricevevo infatti quotidianamente visite, con le dovute distanze ed in totale sicurezza, da familiari, parenti e amici. La mia splendida ragazza trascorreva ore tenendomi compagnia da dietro una vetrata».

«Mi sono mancate molto le cose che nella vita quotidiana sembrano semplici e scontate, come il calore di un abbraccio, oppure la semplicità di una passeggiata all’aria aperta o ancora una partita a calcio con gli amici».

«Ieri finalmente è arrivata la tanto attesa notizia della mia guarigione. Nel riceverla sono stato felicissimo e, nonostante il timore che mi portavo dentro, riabbracciare i miei cari è stata la prima cosa che ho fatto».

«Quest’esperienza mi ha fatto capire che sono circondato da tante persone che mi vogliono bene ed ha rafforzato in me l’importanza dell’amicizia e della solidarietà, valori fondamentali per affrontare i momenti meno belli della vita. 

A tutti coloro che lottano contro questo virus vorrei dire di non abbattersi e di non perdere mai la speranza. A coloro i quali, fortunatamente, non sono mai stati contagiati,vorrei dire di continuare a rispettare le regole e soprattutto di essere più empatici e solidali. 

Concludo ringraziando affettuosamente quanti mi sono stati accanto in questo particolare momento della mia vita».