Ai microfoni di Linea Blu il “nostro” Dario Gentile, nelle vesti di Comandante di Nave Italia

Dario Gentile, a destra la Nave Italia

È proprio a bordo di Nave Italia, il brigantino più grande al mondo, che ritroviamo un nostro compaesano, Dario Gentile, nelle vesti di Comandante della nave, intervistato dalla giornalista e conduttrice del noto programma “Linea Blu” in onda stamattina su Rai1.

La nave, dopo aver traversato per ben 18 volte l’Atlantico, giunse a Genova nel 2006, dove il presedente dello Yatch Club Italiano, Carlo Croce, decise di trasformarla in un progetto sociale. Oggi, con i suoi 61 metri di lunghezza, può accogliere 24 persone più l’equipaggio ed ha permesso la navigazione ad oltre 4000 persone. Messo a disposizione dalla fondazione Tender To Nave Italia, il brigantino è condotto da un equipaggio della Marina Militare e viene utilizzato per realizzare progetti sociali collaborando con onlus e scuole sparse su tutto il territorio italiano. Lo scopo è quello di far sì che il mare e la navigazione possano essere mezzi di formazione, inclusione sociale e terapia per bambini, ragazzi e adulti che si trovano in situazione di disagio fisico, sociale, psichico o familiare. Si tratta dunque di un progetto finalizzato a migliorare la qualità della vita di persone emarginate, fragili o con disabilità attraverso l’esperienza sulla nave.

Come racconta il “nostro” comandante di fregata, Dario, ai microfoni di Linea Blu, i partecipanti aiutano l’equipaggio nella preparazione dei pasti e nella pulizia della nave; inoltre vengono sottoposti a piccole sfide e attività come l’apertura delle vele, il laboratorio dei nodi e l’osservazione delle stelle. Le attività hanno lo scopo di abbattere i pregiudizi e l’emarginazione, promuovendo lo spirito di squadra e la collaborazione.

«Il mare mette di fronte a delle sfide quotidiane – afferma a riguardo il Comandante Gentile – I ragazzi insieme all’equipaggio sviluppano una consapevolezza che li porta a superare queste piccole grandi sfide e uscire da questa nave arricchiti in qualche modo». Dario si dice inoltre fiero di essere riuscito a svolgere tale progetto nonostante le incertezze dovute al Covid-19 e ci racconta infine una delle sue esperienze più significative. «Non posso non ricordare una ragazza che soffriva di distrofia muscolare che, dopo la salita a riva sul nostro albero, mi disse: Dopo aver superato questa sfida, non ho più paura di niente».

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Pubblicato da Nicole Gentile

Collaboratrice.