Ottavo ed ultimo modulo del ciclo di seminari inseriti nel progetto “Agricoltura: Laboratorio di Arte, Cultura, Ambiente e Benessere” promosso da “Agricoltura è”, associazione dell’ANPA – LiberiAgricoltori Calabria e cofinanziato dal FEARS – PSR Calabria 2014/2020 nella misura di sostegno per progetti dimostrativi e azioni di informazione. Dalla cura e riabilitazione alla ricreazione, analizzando in modo capillare, le svariate forme dell’Agricoltura Sociale, tema importante già oggetto di discussione nei primi incontri e che nell’ultimo seminario ha consentito ai numerosi convenuti, di approfondire meglio gli aspetti di questo tanto diffuso quanto complesso aspetto dell’agricoltura multifunzionale.
A favorire il dibattito e fare luce sulla tematica, la presenza del Dott. Rocco Arcaro, esperto nel campo dell’Agricoltura Sociale, il cui approccio empirico ma al contempo scientifico e sociologico, per molti tratti profondo e radicato, ha concesso un’ampia analisi del tema, offrendo diversi punti di vista e nuovi spunti di riflessione.
A precedere il relatore ospite, il consueto preambolo a cura della Presidente di “Agricoltura è” Calabria, Rosa Critelli, questa volta incentrato sulle molteplici forme dell’agricoltura sociale. Le attività, i progetti, gli strumenti, ma soprattutto i soggetti tra gli elementi fondamentali che Critelli ha messo al centro del settore di riferimento, ponendo in rilevo le persone quali destinatarie di ogni fine e per le quali si modella l’offerta che ogni azienda punta a rilasciare. L’agricoltura con tutte le sue risorse, dalle piante agli animali, passando per il paesaggio, diventa così terapia per le persone più svantaggiate e con disabilità ma anche per anziani e bambini.
“Le Cure-Verdi nella fattoria sociale” il tema di fondo della relazione di Arcaro che in modo chiaro ha affermato come «ogni iniziativa attinente l’agricoltura sociale risulti essere ampiamente diffusa e praticata ma, in più occasioni, si sbaglia il tiro e l’attività non viene formulata esattamente per i soggetti ai quali il messaggio è indirizzato». Una prerogativa importante per l’agricoltore che vuole attuare tale pratica.
L’analisi si è quindi spostata sul lato giuridico, con riferimenti mirati alla legge n.141 del 2015, rimarcando gli aspetti multifunzionali delle imprese agricole e le finalità da perseguire a norma di legge. Particolare attenzione è stata rivolta alla norma regionale n.14 del 2009 concernente “nuove discipline per l’esercizio dell’attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole”, illustrandone i contenuti e le attività di terapia e riabilitazione, nonché l’inserimento lavorativo. Il relatore ha quindi richiamato l’attenzione di quanti hanno seguito il seminario a distanza, sulle attività inerenti i servizi sociali, le attività socio sanitarie, gli interventi per l’integrazione scolastica degli alunni in difficoltà, le attività di cooperative da svolgere in locali confiscati alle mafie.
Una nota a carattere personale, è stata quindi espressa in merito alla legge 28/10 del 2015, ancora non recepita dalla regione Calabria ed avente ad oggetto la promozione, lo sviluppo e la qualità dei servizi di welfare regionale da praticare nelle fattorie sociali. Proprio in questo ambito ecco delinearsi il tema del “GreenCare” (cura verde) che consentirebbe, come già avvenuto in altri Paesi come l’Olanda, di unire l’aspetto agricolo a quello sanitario a fini terapeutici.
«L’agricoltura sociale deve richiedere un cambio profondo della nostra visione di agricoltura, un mutamento radicale nel Dna poiché – ha spiegato Arcaro – se si ragiona con gli occhi di chi concepisce la sola agricoltura tradizionale, diviene impossibile praticare quella sociale».
L’approccio del relatore ha quindi posto in essere una valutazione profonda dell’aspetto sociale dell’agricoltura partendo dalla conoscenza dell’anima, guidando un’analisi quasi spirituale che ha permesso ai convenuti di calarsi appieno nell’interlocuzione con l’esperto. «Quando una persona raggiunge la nostra azienda dobbiamo porci in una posizione tale da riuscire a comprendere in quale stato di sviluppo questa si trovi». Con l’ausilio di un pennarello ed una lavagna, Arcaro ha quindi analizzato la bios, l’esistenza di ogni soggetto con le sue diverse esigenze ma senza fermarsi al solo passaggio terreno, guardando alla morte come una vera e propria rinascita, come ad un’occasione per divenire seme fertile per un futuro migliore.
Un semicerchio in rappresentanza della vita, tracciato sulla lavagna, ha reso ancor più chiara l’intenzione del relatore, il cui fine è stato quello di concentrare l’attenzione dei presenti sulle molteplici esigenze che ogni eventuale visitatore dell’azienda può presentare, esigenze a cui l’agricoltore deve andare incontro, senza trascurare alcun aspetto. Ogni area è stata quindi suddivisa in ulteriori sotto aree. Il “corpo” al centro della prima fase (da 0 a 21 anni), l’animus al centro della seconda (da 21 a 42 anni) e lo spirito nella terza fase (da 42 a 70 anni).
«Il nostro scopo, lo scopo dell’agricoltore, non è rapportato ad un’operazione di rivitalizzazione, bensì di rigenerazione», ha rimarcato Arcaro, favorendo una relazione guarnita con tratti importanti di sociologia e pedagogia. «Non bisogna solamente guardare ad un approccio generico – ha aggiunto – l’agricoltura insegna molto di più».
Un dibattito certamente complesso ma profondo, che si avvicina all’ambito spirituale grazie a quella libertà concessa da Dio all’uomo, all’agricoltore, che con la sua mano continua a favorire l’evoluzione e la rigenerazione. «L’agricoltore non è solo quella bizzarra creatura, descritta alle volte come rude, rustica. È uno strumento importante capace di contribuire all’evoluzione, alla coltivazione della terra, alla trasformazione dei suoi frutti ed allevamento del bestiame, il tutto permettendo, a chi è maggiormente svantaggiato, di trarre dalla terra e dalla sua biodiversità una terapia capace di risanare ciò che l’uomo da solo non può raggiungere».
Arcaro ha quindi aggiunto in ultimo come «senza l’agricoltore non possa esistere agricoltura sociale, in quanto è lui che, con la sua autocoscienza, mette tutto in regola, dalla terra agli animali, alle strutture ed a quanto necessario per favorire il settore in questione».
In chiusura, l’intervento del Presidente di ANPA – LiberiAgricoltori Calabria, Giuseppe Mangone, che ha stimolato e spronato quanti in collegamento, ad intraprendere iniziative e percorsi mirati al raggiungimento di tali obiettivi. Diffondere dunque consapevolezza, coscienza, cultura, spirito. «Penso di aver partecipato ad un incontro profondo, di grande interesse – ha affermato Mangone – le cui tematiche meritano di essere riprese anche in progetti futuri».