È stata emessa questa mattina dalla Terza Sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro, la sentenza che ha riformato il primo grado di giudizio nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Coccodrillo” condotta della DDA del capoluogo e che vede coinvolti gli imprenditori Lobello di Simeri Crichi.
La Corte, presieduta da Caterina Capitò e affiancata da Carlo Fontanazza e Assunta Maiore, ha sentenziato una riduzione di pena per gli imprenditori Antonio Lobello, condannato a 3 anni di reclusione ed al pagamento di 5.666 euro (più di un anno in meno rispetto ai 4 anni e 8 mesi richiesti in primo grado) e Daniele Lobello, condannato a 3 anni, 4 mesi ed al pagamento di 6 mila euro (anche per lui poco più di un anno in meno rispetto ai 4 anni e 8 mesi richiesti in primo grado). È stata invece confermata la condanna per Giuseppe Lobello, che vede invariata la pena a 8 anni e 10 mesi di reclusione.
I legali degli imputati, Stefano Nimpo, Saverio Loiero, Francesco Gambardella, Enzo De Caro, Davide De Caro e Piero Mancuso, attenderanno ora il deposito delle motivazioni della sentenza per ricorrere all’ultimo grado di giudizio.
I tre imprenditori, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero agito allo scopo di sottrarre il proprio patrimonio aziendale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia. Agli stessi vengono contestati i reati di intestazione fittizia di beni, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e estorsione, tutti inizialmente aggravatevi dalla modalità mafiosa prevista dall’articolo 416 bis, poi decaduta nel dispositivo del giudice.