Omicidio Rosso, 30 mila euro il costo della vita di Francesco. Gratteri: «quadro finalmente chiuso».

La conferenza stampa in Procura

Oltre tre anni è durata la complessa e scrupolosa indagine portata avanti dagli inquirenti per fornire tutte le risposte adeguate alla famiglia di Francesco Rosso e poter rendere giustizia ad un ragazzo di 35 anni, strappato troppo presto ad una vita sicuramente ricca di emozioni e gioie.

Come già anticipato prima della conferenza stampa, alla base del delitto sembrerebbero esserci contrasti tra i mandanti dell’omicidio ed il padre della vittima, motivi inerenti cattivi rapporti di vicinato sfociati con una atroce vendetta ai danni di un giovane ragazzo che certamente non aveva alcuna voce in capitolo nella vicenda. Con l’operazione denominata “Quinto Comandamento” ed il conseguente arresto alle prime ore dell’alba di stamane di Evangelista Russo, imprenditore di 70 anni e Francesco Mauro, dipendente del primo che di anni ne ha 41, si chiuderebbe quel largo cerchio di indagini dove nulla è stato lasciato al caso. Circa 180.000 le intercettazioni telefoniche poste al vaglio degli investigatori coordinati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro con un lavoro eccezionale portato avanti dai Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina guidata dal comandante Alberico De Francesco, che lo stesso procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha voluto elogiare, durante la conferenza stampa di oggi, evidenziando «la costanza delle operazioni ed il non aver mai voluto mollare il caso».

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Esclusa, dunque, l’ipotesi sollevata negli scorsi mesi, secondo cui, dietro l’omicidio, sembrava esserci lo zampino della n’drangheta. Una vicenda che resta comunque inquietante anche e soprattutto – ha specificato Gratteri – per la dinamica dei fatti, dove Rosso viene barbaramente ucciso all’interno di una attività commerciale posta in un luogo pubblico e costantemente frequentato. A quei killer (Danilo Monti, Gregorio Procopio, Antonio Procopio e Vincenzo Sculco), in manette dallo scorso 21 settembre, sarebbero stati consegnati 30.000 euro per compensare l’insano gesto: questo dunque il prezzo della vita del giovane macellaio, vigliaccamente sparato alle spalle con tre colpi di pistola quel 14 aprile del 2015.

Secondo quanto poi espresso dal Procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla, il quadro delle indagini risultava già abbastanza completo sin dall’arresto dei carnefici, «uno dei quali – ha specificato Capomolla – non ha potuto fare altro che confessare, con dichiarazioni che hanno avvalorato ulteriormente le investigazioni».

Trent’anni di dissidi, anche per questioni patrimoniali, tra le famiglie Rosso e Russo, sfociati in aggressioni, tra cui quella che ha ricordato il comandante De Francesco, dove, nel 1999, sarebbe stato addirittura avanzato il tentato omicidio. «Uno spaccato amorale, una sete di vendetta per motivi di vicinato – ha aggiunto il comandante di Sellia Marina – tra soggetti che senza dubbio non si amavano».

Pubblicato da Redazione

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