“Nella scienza non esistono maschili o femminili, nemmeno nella terminologia o nel lavoro, la scienza è per tutti. Per raggiungere uno sviluppo sostenibile in qualsiasi società o globalmente dobbiamo riconoscere la scienza come fondamento dello sviluppo sostenibile e sottolineare sempre il ruolo della scienza nell’uguaglianza“. Così affermava il Principe Mohammad bin King Faisal (I) El-Hashemita, Presidente fondatore della Royal Academy of Science International Trust.
Partendo da questa affermazione si può rilevare che il mondo, in particolare facendo riferimento a quello scientifico, sta prendendo le distanze dai preconcetti che per secoli hanno relegato la figura femminile alla sfera domestica o l’hanno posta di fronte alla scelta tra lavoro o famiglia.
A rendere noto maggiormente questo cambiamento dall’11 febbraio del 2015, viene celebrata la Giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Ancora oggi, rileva l’Onu sul sito dedicato alla Giornata, le donne sono il 33,3% dei ricercatori e sono presenti solo per il 12% nelle Accademie scientifiche. È una disparità che si prospetta anche nel futuro, considerando quanto poco le donne siano rappresentare in settori emergenti, come l’intelligenza artificiale, dove solo un professionista su cinque (22%) è una donna, e sono ancora poche le donne che si laureano in ingegneria (28%) e in informatica (40%). È un problema diffuso anche in Italia, dove solo il 16% delle ragazze si laurea in facoltà scientifiche contro il 37% dei ragazzi.
Celebrare questa giornata non significa solamente sostenere l’uguaglianza di genere, priorità globale da parte dell’UNESCO, ma si pone l’obiettivo di stimolare e diffondere l’ingresso delle donne in ambito scientifico e tecnologico, affinché vengano sostenute a intraprendere la carriera scientifica, evitando così che qualche talento in campo scientifico e tecnologico venga perso.