Giornata della Memoria, Non basta l’indignazione: studiamo, comprendiamo, per non ripeterci

Ricordare e commemorare le vittime della Shoah non è sinonimo di non curanza nei confronti di altri genocidi, né vuol dire attribuire “priorità” tra stermini e dolori di un popolo piuttosto che di altri. In questo Giorno della Memoria non viene fatto un omaggio alle vittime, bensì viene riconosciuto, a livello pubblico e collettivo, un evento particolarmente grave di cui l’Europa è stata artefice ed ha visto l’Italia responsabile della più grave violazione dei Diritti Umani.

Nel 2001, il teorico della letteratura e saggista Tzvetan Todorov nel libro “Memori del bene, tentazione del male” scrive: “La singolarità del fatto, non impedisce l’universalità della lezione che se ne trae”, in virtù di questo si può affermare che la memoria storica della Shoah non riguarda soltanto il popolo ebraico ma l’intera umanità, perché da questo avvenimento specifico si possono trarre insegnamenti. Inoltre, per far sì che il ricordo di questo sterminio sia utile, la memoria non deve limitarsi a sentimenti di indignazione o alla denuncia morale contro questi crimini commessi dai nazisti, bensì occorre che studiare e capire ciò che è accaduto affinché la memoria abbia un senso e la storia dell’uomo non veda mai più il replicarsi di tali vicende.

LA STORIA

Il 27 Gennaio di 76 anni fa, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz, rivelando al mondo la realtà del genocidio in tutto il suo orrore, per la prima volta.

Prima dell’arrivo dei russi, il campo venne evacuato e in parte distrutto dalle SS; giunti sul posto, le truppe sovietiche trovarono all’incirca 7.000 sopravvissuti, abbandonati dai nazisti poiché ritenuti malati, assieme a corpi morti, abiti, scarpe, tonnellate di capelli, strumenti di tortura e di morte. In questa “fabbrica di morte” vennero uccisi almeno un milione di prigionieri: uomini, donne, bambini, quasi tutti ebrei; ma anche polacchi, Rom, Sinti, prigionieri di guerra sovietici, testimoni di Geova e altri soggetti ritenuti nemici dalla Germania di Hitler.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, l’1 Novembre 2005, ha proclamato ufficialmente la “Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto” il 27 Gennaio di ogni anno. L’Italia ha anticipato di 5 anni la risoluzione dell’ONU, insieme ad altri paesi, ad aver istituito giornate commemorative nazionali per il 27 Gennaio. Anche se bisogna ricordare che il primo paese ad istituire questa giornata fu la Germania il 27 Gennaio 1996.

LEGGE ITALIANA

Dato il significato simbolico della data, il 20 Luglio 2000 in Italia è stata approvata la legge n. 211, i cui articoli 1 e 2 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».

La legge italiana, inoltre, prevede anche l’organizzazione di cerimonie, incontri, eventi e iniziative di studio, riflessione e sensibilizzazione con lo scopo di mantenere viva la consapevolezza dei crimini del passato affinché non vengano mai ripetuti in futuro.

Nonostante l’emergenza sanitaria le manifestazioni e gli eventi, che da ormai 21 anni vengono promossi per il Giorno della Memoria, non hanno trovato alcun arresto. Se molte cerimonie ufficiali quest’anno vengono chiuse al pubblico, non mancano di certo incontri online, dirette Facebook o visite virtuali ad opera di musei, cinema, teatri e centri culturali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicato da Maria Teresa Pisano

Redattrice