Coronavirus, Come saremo quando tutto questo sarà finito?

Coronavirus, dialogo e attenzioni per riscoprire gli affetti ...
“Andrà tutto bene” lo slogan più ricorrente di questa quarantena

L’emergenza sanitaria Covid-19 ha inesorabilmente sparigliato le carte della nostra quotidianità, apportando un radicale cambiamento che ha investito il mondo intero. Il virus infatti ha evidenziato la fragile dimensione umana che spesso dimentichiamo appartenerci ma che ci accomuna indistintamente. La solidarietà manifestata, anche economicamente, gli slogan, le iniziative per alleviare il clima difficile della quarantena hanno aperto uno spiraglio all’humanitas terenziana, inducendo a credere che gli uomini, una volta usciti dalla “caverna” della sofferenza comune, ne siano usciti migliorati. Ma è opportuno chiedersi:

  • COME SAREMO QUANDO TUTTO QUESTO SARÁ FINITO?

«Senza fare troppi giri di parole: non saremo cambiati!»

  • COME ERAVAMO PRIMA?

«Prima, eravamo divisi in due categorie ben distinte: gli onesti e i furbi. C’era chi pagava le tasse anche se arrivava con l’acqua alla gola alla fine del mese; c’era chi faceva beneficienza e opere di carità attraverso vari canali: a trazione individuale, attraverso associazioni di vario genere e grado, ecc. C’era chi rispettava l’altro in quanto essere umano, nonostante la diversità. L’altro volto della medaglia viene rappresentato da chi cercava ogni espediente possibile pur di avere anche un minimo tornaconto personale a discapito della comunità, chi cercava di prevalere sull’altro a ogni costo(perché la propria opinione è sempre più “giusta” rispetto a quella del mio vicino), chi disertava ogni dovere civico, ma rivendicava con ferocia il quadro completo dei diritti che la nostra Repubblica cerca di garantire con la nostra Costituzione».

  • COSA HA FATTO IL CORONAVIRUS?

«Un’opera meritoria ma effimera del coronavirus è stata quella di portare tutti sullo stesso piano. Come ogni malattia, come ogni guerra, ha colpito i ricchi e i poveri, gli istruiti e gli svantaggiati. Ha rappresentato una livella: un miraggio di cambiamento. Per un attimo, abbiamo avuto l’illusione di essere tutti uguali. Qualcuno di noi ci ha creduto veramente».

  • COME SIAMO?

«L’illusione è durata poco, anzi pochissimo. È bastato osservare alcuni atteggiamenti per capire chi siamo e per guardarci ancora una volta allo specchio. Chi ha potuto, ha aiutato gli altri: singoli o associazioni che hanno consegnato e consegnano la spesa a domicilio ai soggetti più vulnerabili della nostra società; i servizi sono stati molteplici: opere di carità, di assistenza, di semplice consolazione. Queste azioni continuano ancora oggi perché sono portate avanti dalle stesse persone che, prima del coronavirus, le facevano già.

D’altra parte, ci siamo accorti ancora una volta della meschinità di una parte degli esseri umani: denigratori, usurpatori, truffatori, sciacalli. Da chi ha approfittato della situazione per vendere beni di prima necessità a prezzi esorbitanti a chi si è sottratto a suoi doveri lavorativi (esempio ne sono i medici e gli infermieri dell’Ospedale San Giovanni di Dio che, in massa, si sono messi in malattia al primo accenno di coronavirus), da chi è stato responsabile di sciacallaggio a chi ha trovato nuove scuse per effettuare nuovi tipi di truffe».

  • COME SAREMO?

«La conclusione alla quale possiamo arrivare penso sia condivisibile, a questo punto. Il coronavirus, una volta finito, sarà riposto nello scaffale della storia per averne futura memoria. Tuttavia, il suo fascicolo non vedrà mai lo scaffale catalogato come “Umanità”. Presto o tardi, torneremo a una vita normale: chi era onesto, continuerà a essere onesto; chi era furbo, continuerà a essere furbo».

Pubblicato da Fabrizio Massimilla

Fabrizio Massimilla è nato nel 1995 a Catanzaro. Laureato in giurisprudenza, per due stagioni è stato speaker radiofonico presso Umg web radio dove ha condotto il programma “Altrove”. Ha scritto i romanzi “Una vita per tre” (2017) e “La Collina di Dio” (2018)