Ha scosso ogni comparto del mondo politico, imprenditoriale e sociale, la nuova maxi-operazione condotta dalla Dda di Catanzaro e denominata “Basso Profilo” (qui). Nel corso della notte, 200 uomini della D.I.A, provenienti da tutti i centri e sezioni operative d’Italia, supportati da Poliziotti, Finanzieri e Carabinieri hanno tratto in arresto 50 persone, destinatarie di un provvedimento di misura cautelare: 13 in regime di custodia in carcere, 35 in regime di custodia domiciliare, un obbligo di divieto nel comune di Catanzaro e un obbligo di presentazione alla P.G. Tra coloro ai quali è stata notificata la misura cautelare di custodia domiciliare, anche i politici Tommaso e Saverio Brutto, padre e figlio, l’uno consigliere di minoranza al Comune di Catanzaro, l’altro assessore al turismo e all’ambiente del Comune di Simeri Crichi.
Con l’intento di fare chiarezza sui fatti e mostrare la propria vicinanza al collega di Amministrazione, è intervenuto il sindaco di Simeri Crichi, Pietro Mancuso.
«Intervengo sui fatti che riguardano il consigliere ed assessore Saverio Brutto per esprimere a lui la mia solidarietà e vicinanza in questo particolare momento della sua vita» ha scritto il primo cittadino, che da avvocato ha altresì voluto evidenziare come «ho sempre confidato nella Giustizia e spero che Saverio possa dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli stanno contestando che – ha voluto rimarcare in particolar modo – non afferiscono al ruolo politico svolto nell’ambito dell’amministrazione comunale di Simeri Crichi». In un’ottica garantista, Mancuso ha quindi invitato la cittadinanza «al rispetto per Saverio e per il lavoro svolto dagli inquirenti sino a quando il processo non sarà definitivamente concluso».
LA RICOSTRUZIONE
Dalla ricostruzione dei fatti ad opera degli inquirenti, illustrata nella conferenza stampa di stamane, emerge come «i componenti della consorteria criminale erano anche in grado di ottenere informazioni sulle operazioni di polizia imminenti attraverso una rete di fonti e connivenze tra le forze dell’ordine. In questo contesto, il ruolo di un Luogotenente della Guardia di Finanza, oggi in pensione, anch’egli raggiunto da misura custodiale, in quanto, ancora in servizio all’epoca dei fatti, con la sua condotta, finalizzata ad ottenere uno stipendio fisso tramite l’assunzione del figlio presso una società costituita ad hoc dall’imprenditore Antonio Gallo in Albania, forniva notizie sullo stato dell’indagine denominata “Borderland”, avvicinando i colleghi delegati alle indagini, contribuendo a salvaguardare gli interessi di Gallo, di cui conosceva i legami con la compagine associativa di tipo ‘ndranghetistico cui era intraneo».
«Ai politici catanzaresi, Tommaso Brutto e Saverio Brutto – è stato spiegato dagli inquirenti – viene imputato un auspicio volto ad avere un guadagno analogo a quello del Luogotenente che li portava a mettere in contatto quest’ultimo con l’imprenditore delle cosche, attraverso promesse di “entrature” da realizzare con il contributo del segretario Regionale in Calabria dell’UDC, Franco Talarico, oggi assessore al bilancio della Regione Calabria che, a sua volta, avrebbe coinvolto un europarlamentare e altri politici nazionali. Talarico, insieme ai due politici locali, guardavano a Antonio Gallo come imprenditore di loro riferimento per l’aggiudicazione di grossi appalti per i quali il loro guadagno sarebbe consistito in una provvigione del 5%».
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