Arte, passione e fede: i Presepi artigianali del nostro concittadino Antonio Cosco

Antonio Cosco con una delle sue tante creazioni

Il signor Antonio Cosco, nostro concittadino residente nella zona di Simeri Mare, ogni anno realizza diversi presepi in modo del tutto artigianale: uno solitamente lo tiene per sé, mentre ne realizza e ne dona altri di dimensione più piccola ad amici, ma soprattutto a persone che a causa di malattie o particolari condizioni di vita si trovano a soffrire, così da far sentir loro la sua vicinanza.

Il tempo per realizzare questi presepi varia a seconda dei particolari realizzati, dalle diverse tecniche utilizzate che adegua ai materiali che utilizza e da altri fattori. Si tratta di materiali riciclati come polistirolo e cartoni o di materiali donati dalla natura stessa come sabbia, ghiaia, pietre, sughero e legno. Opere che nascono dalla sua fede e dalla passione trasmessagli dal padre che ogni anno realizzava un manufatto, alla cui costruzione, l’allora piccolo Antonio, partecipava con grande attenzione.

Lo abbiamo incontrato per scoprire quanto interessante fosse questa straordinaria arte che coniuga impegno, dedizione, fede e passione, tutti elementi capaci di rendere migliore il trascorrere delle festività natalizie o comunque prepararsi nel migliore dei modi al loro arrivo. Nel raccontare la realizzazione dei presepi, il costruttore ha dimostrato la sua intenzione di voler tramandare questa sua passione, soprattutto a bambini e giovani, che proprio come lui, a suo tempo, risultano essere i più predisposti ad apprendere questo tipo di insegnamento.

L’INTERVISTA

Da cosa nascono questi presepi?

«Nascono dalla fede nel Signore e dalla passione che mio padre mi ha inculcato. “Toni – mi diceva mio padre – guarda attentamente tutti i pastori. San Giuseppe, la Madonna e il Bambinello, i pastori e tutte le altre figure, rappresentano la gente semplice, i poveri di spirito, i mendicanti, e anche i Re Magi persone di elevata cultura e opulenza ma, nello stesso tempo persone equilibrate, oneste  e caritatevoli che amano i loro sudditi e soprattutto il Signore”. Quello che dovrebbe essere ogni uno di noi. Il presepe dovremmo portarlo sempre nei nostri cuori, invece di farci travolgere dalla frenesia della vita quotidiana che ci cattura con i suoi tentacoli, allontanandoci quasi involontariamente da Cristo. Dico quasi, per non dire che siamo pienamente coscienti di allontanarci da Lui».

Dunque ha iniziato a creare questi presepi con suo padre…

«Sì, la passione me l’ha trasmessa mio padre. Lui faceva ogni anno un presepe con listelli di legno, filo di ferro cotto, carta e colla di farina. La carta pesta una volta asciutta, veniva colorata con colori in polvere sciolti nella colla di farina. Uno sfondo di base marrone e, su pennellate di colla, veniva soffiata la polvere verde per raffigurare l’erba, gialla per raffigurare cespugli secchi e con il rosso, venivano raffigurati i fuochi accesi dai pastori per riscaldarsi. L’impianto elettrico con corrente alternata, all’epoca a 160 W, veniva montato su misura con portalampade e lampadine e 14 ad incandescenza da 1-2 W. Io ero appassionato e partecipavo a tutte le fasi di realizzazione del manufatto, compreso il posizionamento dei pastori, con l’accortezza di non coprire con la loro ombra, altri pastori e i particolari creati qua e la, come le fontane, le capannine ecc».

In che modo venivano realizzati?

«I borghi venivano realizzati con casette costruite in cartone e sughero e illuminate, sia all’interno che all’esterno, con lampadine colorate (pisellini) da 8 o 16 V in catene, sempre realizzate su misura, in numero di 11 o 22 per arrivare a 160W ed evitare che si bruciassero tutte nel caso in cui qualcuna si fulminava. Gli alberi sempre verdi, venivano creati con le cime di cipresso o tuia, mentre quelli a foglia caduca, con rametti secchi di ulivo o di agrume.

La sera di Natale, tra fratelli e cugini, eravamo fino a 32 persone e, a mezzanotte, il bimbo o la bimba più piccola, con un tovagliolo bianco sulla testa, in una culla foderata in raso bianco, veniva seguita in processione da tutti, portando il Bambinello in giro per tutte le stanze della casa e, alla fine del giro, posto nella mangiatoia. Si adorava recitando le preghiere dal Padre Nostro all’Eterno Riposo. Solo a cerimonia ultimata ci scambiavamo gli auguri e consumavamo il panettone e i dolci tradizionali tassativamente fatti in casa. Nsudhi, susumedhi, pignolata (ricoperta in parte di pasta di zucchero e in parte di cioccolato) e i tardidhi (sempre la stessa pasta della pignolata arricchita con i vino cotto e ricoperta di miele). Alla befana, tutti i pastori, venivano posizionati d’avanti alla grotta e, il presepe rimaneva così fino alla Candelora (2 febbraio). La prima domenica dopo questa ultima data, il manufatto, dopo aver conservato i pastori e smontato l’impianto elettrico, veniva interamente smantellato».

Quanti presepi realizza ogni anno?

«Purtroppo il tempo è tiranno e, in media, ne realizzo uno all’anno di una certa dimensione, che tengo per me. Poi, per gli amici, in particolare per coloro che soffrono per malattie o per particolari condizioni di vita, per farmi sentire più vicino a loro, ne faccio di più piccoli e li regalo».

Ha mai pensato di realizzare una mostra o vendere i presepi?

«Non faccio mostre, mi piace esporli nel portone di casa mia per ammirarli ogni volta che ci passo. Ogni sera prima di andare a dormire, li passo in rivista e controllo se è tutto a posto, in particolare le luci che illuminano la grotta o la capanna, per evitare che il Bambinello rimanga al buio. Sono comunque a disposizione di chiunque si sente attratto da queste rappresentazioni. La mia casa è aperta a tutti.
Venderli? Non mi è mai saltato nella mente».

Quanto ci impiega per costruire un presepe?

«Dipende da tanti fattori e dai particolari che ci sono. Quando una cosa si fa con passione e amore, il tempo non conta. Dai un’occhiata all’orologio e ti accorgi di aver fatto mezzanotte o addirittura le quattro del mattino».

Segue una tecnica precisa per la realizzazione?

«Uso tecniche diverse e adeguate ai materiali che utilizzo. Per le strade, le pavimentazioni, muri, ponti ecc., uso la sabbia o la ghiaia di diverse dimensioni, amalgamati con la colla per carta da parati ad altissima concentrazione. Mi da il tempo di lavorare e, una volta asciugata, è un ottimo aggregante che non lascia traccia».

Utilizza anche materiali riciclati?

«Utilizzo materiali riciclati come polistirolo e cartoni o che mi vengono regalati dalla natura. Sabbia, ghiaia, pietre, sughero e legno, mi vengono offerti dalla spiaggia, dove, le mareggiate depositano quello che, le piogge insistenti,  attraverso i fiumi a carattere torrentizio, travolgono e scaricano in mare».

Ha mai pensato di tenere un corso apposito per insegnare alle generazioni future questa arte e tramandarla nel tempo?

«Certo, ho pensato di tramandare la mia passione soprattutto ai bambini e ai giovani. Sono i soggetti più predisposti ad assimilare questi insegnamenti, come lo sono stato io all’età di sei, sette, otto anni. Naturalmente non tutte le ciambelle escono col buco.
Tra tanti, la maggior parte dopo avere vissuto l’esperienza, la lasceranno, altri come me, la continueranno appassionatamente e altri, la utilizzeranno appassionatamente come attività principale. I presepi di San Gregorio Armeno, sono una realtà economica.
A me la voglia non manca, quello che mi manca sono gli allievi. Tanti amici e conoscenti vengono a vedere le mie creazioni e rimangono estasiati, i bambini in particolare ma, nessuno dei genitori mi ha detto mai “Quando li fai, ti posso portare mio figlio per vedere se gli interessa?”. Anche nelle scuole, con la reintroduzione dell’educazione civica, nel periodo di Natale, si potrebbero organizzare dei corsi di presepe, limitatamente a coloro che ne sono interessati. Se le cose non vengono proposte da chi di competenza, mai si potranno realizzare».

Oltre alla Natività, c’è qualche personaggio che non deve mai mancare in un buon presepe artigianale?

«L’Angelo Custode, non dovrebbe mai mancare nel presepe. Serve per ricordarci che tutti e sottolineo tutti, ne abbiamo uno. Ma la vita ci distrae e il particolare ci sfugge.

Il presepe con la natività, l’angelo custode i Re Magi e qualche pastorello dobbiamo portarlo nel cuore quotidianamente. Sono i personaggi più amati dal Signore e dobbiamo fare di tutto, con il nostro comportamento, per somigliare a loro. Solo così possiamo uscire dal tunnel nel quale ci troviamo».

Pubblicato da Maria Teresa Pisano

Redattrice