«Il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, è il pilastro del nostro sistema di civiltà [… ]. Il nostro futuro e quello dell’ Italia è nelle nostre mani; queste mani devono essere mani responsabili». Sono queste le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ieri sera durante la conferenza stampa nella quale ha dichiarato l’emanazione del nuovo Decreto Ministeriale, entrato in vigore solo questa mattina e che prevede norme più stringenti per l’intera Penisola e non più solamente per la Lombardia ed altre province. L’Italia si ferma, è divenuta interamente “zona protetta”, come l’ha definita il premier Conte.
La tutela della salute pubblica: dunque è proprio questo l’obiettivo principale a cui il nostro Paese sta mirando, oggi più di ieri, impegnandosi con tenacia in relazione all’evolversi dell’ emergenza epidemiologica legata alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, sempre più problematica e con numeri sempre crescenti, affinché possa essere contenuta e gestita. «Le nostre abitudini vanno cambiate ora», continua Giuseppe Conte, «dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia». In particolare ci viene chiesto di contribuire essendo responsabili, non solo perché ce lo chiede la legge ma soprattutto perché ce lo chiede la vita stessa.
«Anche la Chiesa che vive in Italia condivide la comune preoccupazione di fronte all’emergenza sanitaria che sta interessando il Paese», scrive la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nella comunicazione ufficiale pubblicata lo scorso 8 marzo 2020 in seguito all’entrata in vigore del precedente Decreto n. 11 nella stessa data, «rilanciando le misure attraverso le quali il Governo è impegnato a contrastare la diffusione del Coronavirus». Fino a giorno 3 aprile, infatti, saranno sospese in tutta la Nazione le cerimonie civili e religiose comprese quelle funebri.
Momenti davvero difficili e tristi quelli che stiamo vivendo e proprio con l’intenzione di voler alleviare questi, nasce l’iniziativa del parroco della comunità di Simeri, don Francesco Cristofaro che, nella sua comunità parrocchiale, ha voluto porre all’ingresso della Chiesa la statua del patrono, San Sebastiano, in modo da permettere ai fedeli di poter recitare la propria preghiera passando davanti la Chiesa, evitando comunque assembramenti di persone ma lasciando la possibilità ai pochi passanti di soffermarsi davanti la venerata statua. Così come nel resto del Paese, le chiese resteranno aperte anche senza lo svolgimento di funzioni e sarà compito dei sacerdoti vigilare sulle stesse affinché i fedeli possano rispettare le norme di sicurezza come la distanza o il contatto.
«San Sebastiano viene invocato contro le epidemie affinché possa benedire tutto il nostro Comune» ci spiega don Francesco, il quale, nello scorso pomeriggio, avrebbe inoltre deciso di raggiungere i suoi fedeli con un “contatto digitale” e dunque recitando la preghiera del Rosario in diretta Facebook con oltre 1500 utenti.
Ora più che mai dobbiamo restare uniti ed essere l’emblema della forza, del coraggio e soprattutto della speranza, riponendo fiducia nella nostra cara Italia per uscire vincenti da questa “silenziosa battaglia” (ndr).